Un titolo eloquente come da foto di Stefano Davidson

08.04.2013 07:45

 

Guagliò ma stamm' a pazzià?

di Stefano Davidson

Questa sera vorrei scrivere qualcosa che in qualche maniera esuli dalle solite prese di posizioni legate a simboli, movimenti o partiti. Come immagino tutti voi, che in questo momento mi state leggendo, sento e leggo le dichiarazioni di tanti, se non tutti, i principali esponenti politici del nostro Paese. È da un po’ di tempo a questa parte però che le dichiarazioni sono cambiate e tutti paiono clamorosamente votati al cambiamento. Ma che cos’è in parole povere questo cambiamento che tutti sembra abbiano capito che sia indispensabile per un Paese migliore?
Volendo ridurre in poche parole si può dire che ciò che è necessario senza ombra di smentita sia: 
pace, libertà, democrazia, lavoro per tutti, pari dignità sociale e rispetto dei diritti civili, promozione dello sviluppo culturale e della ricerca attraverso un sistema di istruzione adeguato e fruibile da chiunque, tutela della salute (attraverso un sistema pubblico ed efficiente), un equa distribuzione delle imposte ed una giustizia certa e veloce. Sbaglio? Non credo. Soprattutto non credo che oggi alcun partito possa porsi in antitesi con la richiesta di nessuno dei punti elencati.
Bene, arriviamo al dunque. Bisognava arrivare al 2013 per capire queste cose e per decidere di “prometterle” (mantenerle poi è un altro discorso) ai cittadini italiani? E queste cose rappresentano davvero l’idea clamorosa, l’uovo di Colombo della politica per modificare lo status quo?
Le risposte che io mi sono dato a queste ultime due domande sono abbastanza semplici anche se alla fine sono a loro volta domande.

La numero uno è questa: 
non sarà che il nostro Paese che ogni tanto sforna menti “eccelse” (in ordine sparso: Dante, Einaudi, Leonardo, Gaber, Michelangelo, Fermi, Galileo, Marconi, Giordano Bruno, Meucci, Verdi, Bernini, Majorana, Calvino, Volta… etc… etc…) per lo sforzo deve poi compensare e per il resto si limita a partorire cervellini mediocri la cui maggior parte per una strana legge (non scritta, ma assolutamente evidente pare) finisce a farcire le formazioni politiche e tutto quanto quello che gli ruota attorno a vari livelli e con esse spesso si collude?

La risposta numero due invece porta a un’altra conclusione:
vuoi vedere che nonostante il nostro Paese sia in grado di generare geni conclamati, può produrre menti comunque sufficientemente acute le quali però una volta entrate nel gorgo della politica vengono assoggettate in una sorta di trance collettiva e arrotolandosi su se stesse non riescono più a trovare il bandolo della matassa per le cose, riuscendo a complicare anche le più elementari?

C’è poi una risposta numero 3 che probabilmente è quella che più si avvicina alla realtà e, senza trasformarsi in interrogativo dice:
il nostro Paese poveretto, nonostante continuiamo a crederlo indipendente e nostro, in realtà è di tutt’altra proprietà e soprattutto non ha la benché minima indipendenza di pensiero e di movimento. Queste prerogative infatti soggiaciono al volere di “altri”, che per quanto possiamo immaginare chi possano essere, anzi, per quanto riusciamo addirittura distintamente a scorgerli mentre tirano i fili di ogni cosa che riguarda la nostra Repubblica, di noi se ne fregano talmente da agire addirittura a volto scoperto poiché tanto “noi siamo noi e loro sono TUTTO”.

Qualcuno a questo punto della lettura penserà di aver raramente trovato un cumulo di banalità quali quelle da me espresse sin qui, e in fondo avrebbe ragione se tutto il mio discorso non partisse da quelle necessità a cui ogni cittadino anela e che ogni politico sta promettendo dal 25 Febbraio ultimo scorso, come se fossero chissà quale invenzione, ovvero: pace, libertà, democrazia, lavoro per tutti, pari dignità sociale e rispetto dei diritti civili, promozione dello sviluppo culturale e della ricerca attraverso un sistema di istruzione adeguato e fruibile da chiunque, tutela della salute (attraverso un sistema pubblico ed efficiente), un equa distribuzione delle imposte ed una giustizia certa e veloce. 
Già perché tutto ciò sarebbe, anzi è, previsto già dal 27 dicembre 1947 ovvero dal giorno della promulgazione della Costituzione Italiana.
E allora? Perché in questi 66 anni non abbiamo ricevuto praticamente nulla di quanto lo Stato avrebbe dovuto e dovrebbe assicurare ai suoi cittadiniE, anzi, come mai col passare degli anni molte di quelle garanzie costituzionali sono diventate sempre più introvabili? 
Perché c’è addirittura più di qualcuno (bicamerale prima e attentati del duo Monti Napolitano poi, inframmezzati da altri episodi vari ed eventuali) che vuole e continua a tentare di modificare ciò che è nostro di diritto in quanto cittadini italiani senza nemmeno porsi il problema di domandarci se siamo d’accordo o meno?

Per concludere, rientrando però di prepotenza nella situazione politica attuale, chiedo a tutti voi che mi state leggendo: “ma che forse forse per l’ennesima volta ci stanno prendendo sonoramente per i fondelli promettendoci un cambiamento radicale che in realtà sarebbe già nostro di diritto da più di mezzo secolo? (la domanda è ovviamente retorica).”

Quindi a mio avviso d’ora in poi chiunque di coloro che per 66 anni ci ha negato ciò che ci apparteneva, e che avrebbe dovuto cercare di conseguire quotidianamente, visto che il mandato che ognuno di noi, di volta in volta, gli ha dato col voto era unicamente mirato a questo scopo, provi a farci fessi promettendo ancora una volta quel che è già nostro di diritto, va zittito e possibilmente cacciato dal parlamento, e aggiungerei dall’Italia, a sonori calci in culo, vivaddio